Insetti saproxilofagi degli alberi cavi: differenze tra le versioni
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Versione delle 16:19, 18 gen 2011
Descrizione dell’habitat
Le cavità dei vecchi alberi o di quelli più giovani ma con portamento “a capitozzo”, costituiscono un habitat con caratteristiche relativamente più costanti dell’ambiente esterno in quanto ad umidità percentuale e temperatura.
Tronco cavo. Foto A. Ferrario
Le specie tipiche
La cenosi ad invertebrati che si nutrono di legno decomposto (saproxilofagi) e dei detriti vegetali accumulati nelle cavità del legno è anch’essa assai peculiare e minacciata in quanto gli alberi cavi, con la odierna gestione forestale, sono divenuti una rarità. La specie cosidetta “ombrello” (cioè la specie guida) è costituita da Osmoderma eremita, grosso coleottero che emana un gradevole profumo, già protetto a livello normativo. Accanto ad esso troviamo un corteggio di larve di Coleotteri Cetonini piuttosto rari che cambiano con l’aumentare delle dimensioni dell’età della cavità. Nei primi stadi di sviluppo del cavo predominano specie come Liocola marmorata poi via via che il cavo si ingrandisce compaiono le grandi larve di O. eremita e alla fi ne, in fase di senescenza della cavità, Gnorimus variabilis, anch’esso tutelato dalla LR.10/2008. Accanto a queste entità specializzate ne troviamo altre meno esigenti quali Cetonia aurata e Potosia cuprea, assai comuni, e altre, molto più rare, predatrici delle forme larvali dei coleotteri sopra descritti, prima fra tutte Elater ferugineum con le sue larve affusolate e giallastre, tipiche di tutti i Coleotteri Elateridi denominate popolarmente “ferretti”. Molto interessanti sono le cavità delle vecchie querce che ospitano una altra bella e grande specie, dalla sgargiante colorazione verde lucida, Cetonischema aeruginosa (sinonimo di Potosia speciosissima) tutelata dalla LR 10/2008.
Cetonischema aeruginosa-larva. Foto D. Baratelli | Elater ferugineum. Foto D. Baratelli |
Osmoderma eremita-larva. Foto D. Baratelli |
La tutela
Posto che una quercia per creare un cavo di adeguate dimensioni impiega oltre 200 anni, è facile capire come questo ambiente sia divenuto raro ai giorni nostri. Fortunatamente grandi cavità si sviluppano assai più velocemente in specie arboree gestite dall’uomo “a capitozzo”, portamento utilizzato un tempo per produrre fronda per il bestiame e paleria per le viti, utilizzando prevalentemente varie specie di Salice e i Gelsi. Proprio queste piante supportano ora tutta la cenosi sopra descritta, ma hanno bisogno di essere gestite dall’uomo che deve impedire che le branche sviluppate dal capitozzo divengano troppo grandi e pesanti, rischiando, durante le nevicate invernali, di far schiantare il capitozzo stesso aprendone il cavo che verrebbe così a perdere le sue caratteristiche. È quindi necessario non abbandonare questi individui arborei al proprio destino intervenendo attivamente per asportare, almeno con cadenza quinquennale, i rami più vecchi tutelando così la cenosi invertebrata legata ai cavi di questi alberi.