Spugne acqua dolce: differenze tra le versioni

Da Legge regionale 10 - Flora e piccola fauna protette in Lombardia.
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Più che una cenosi, anche in questo caso si tratta di tutelare singoli organismi, i
Più che una cenosi, anche in questo caso si tratta di tutelare singoli organismi, i
Poriferi d’acqua dolce, taluni ormai poco frequenti nelle nostre acque. Un tempo
Poriferi d’acqua dolce, taluni ormai poco frequenti nelle nostre acque. Un tempo
diffusi in tutti i nostri laghi insubrici e in alcuni fi umi, vi sono ora divenuti localizzati,
diffusi in tutti i nostri laghi insubrici e in alcuni fiumi, vi sono ora divenuti localizzati,
a seguito delle trasformazioni subite dalle nostre acque nei decenni trascorsi,
a seguito delle trasformazioni subite dalle nostre acque nei decenni trascorsi,
soprattutto per quanto concerne l’inquinamento chimico. Essendo organismi
soprattutto per quanto concerne l’inquinamento chimico. Essendo organismi
fi ltratori, i Poriferi d’acqua dolce affezionano soprattutto acque eutrofi zzate e
filtratori, i Poriferi d’acqua dolce affezionano soprattutto acque eutrofizzate e
calde, posizionandosi, adesi a vari supporti quali sassi, radici e canne palustri,
calde, posizionandosi, adesi a vari supporti quali sassi, radici e canne palustri,
frequentemente all’incile degli emissari dei corpi idrici o presso scarichi.
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== Le specie tipiche ==
== Le specie tipiche ==

Versione delle 13:54, 24 gen 2011

Descrizione dell’habitat

Più che una cenosi, anche in questo caso si tratta di tutelare singoli organismi, i Poriferi d’acqua dolce, taluni ormai poco frequenti nelle nostre acque. Un tempo diffusi in tutti i nostri laghi insubrici e in alcuni fiumi, vi sono ora divenuti localizzati, a seguito delle trasformazioni subite dalle nostre acque nei decenni trascorsi, soprattutto per quanto concerne l’inquinamento chimico. Essendo organismi filtratori, i Poriferi d’acqua dolce affezionano soprattutto acque eutrofizzate e calde, posizionandosi, adesi a vari supporti quali sassi, radici e canne palustri, frequentemente all’incile degli emissari dei corpi idrici o presso scarichi.

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Canneto. Foto M. Villa Ambiente lacustre. Foto M. Villa
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Laghi di Annone. Foto F. Bonifacio

Le specie tipiche

Le spugne delle acque lombarde appartengono a due generi e cioè Spongilla ed Ephydatia. Al primo genere appartiene Spongilla lacustris piuttosto diffusa nei nostri laghi ove forma ammassi di pochi cm di spessore di colore giallo verde o aranciato, con porosità diffusa su tutta la superfi cie. Lo scheletro è formato da spicole silicee tenute insieme dalla spongina, una sostanza cornea proteica. Spesso si trova in associazione con un bivalve di recente introduzione, Dreissena polymorpha. Talune specie di invertebrati detti spongillicoli, vivono su questi organismi nutrendosi dei loro tessuti, primo tra tutti un Tricottero Ceraclea fulva esclusivo di questi ambienti. La Spugna d’acqua dolce è nota dei laghi Comabbio, Garda, Verbano, Varese, Iseo e di altri corpi idrici minori. Al genere Ephydatia appartiene Ephydatia fl uviatilis frequente nel lago di Garda e segnalata anche del fi ume Ticino. Questa spugna differisce dalle Spongilla per la forma delle spicole silicee dello scheletro e per il fatto che non forma le propaggini digitiformi tipiche di Spongilla lacustris. Nel fi ume Ticino era segnalata presente negli anni ’70 anche Ephydatia mulleri, porifero assai raro.

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Spongilla. Foto A. Luzzaro

La tutela

Questi organismi ed in particolare Spongilla lacustris, non sembrano essere attualmente minacciati dalla qualità delle acque in quanto l’eutrofi zzazione sembra favorirli al punto che sono indicatori di acque non propriamente pulite. Sono piuttosto le trasformazioni dei fondali e delle sponde operati dall’uomo nonché ancora una volta lo smodato prelievo di acque dai corpi idrici a costituire una minaccia per questi insoliti organismi.